giovedì 29 novembre 2007

Come i Siciliani finanziano comunisti e musulmani

Lo sapevate che il sudore della vostra fronte serve in parte a finanziare comunisti e musulmani? No? Andiamo per ordine e ve ne renderete conto.

Chi riscuote i tributi in Sicilia? A rigor di logica dovrebbe farlo la Regione Siciliana. Ma ciò avviene solo in parte, e solo di recente. In realtà dal 1991 l'esazione delle tasse in terra di Trinakria è in mano alla Montepaschi Siena, attraverso la controllata Montepaschi SERIT S.p.A., fino al 2006, e la partecipata SERIT SICILIA S.p.A., dall'anno scorso. In cambio di questo "servizio" i padroni della banca senese ricevono un compenso equivalente a circa il 10% dell'intero gettito fiscale dell'Isola: una ingente ricchezza che potrebbe tranquillamente rimanere in Sicilia se l'esazione venisse espletata direttamente dalla Regione. Ammontano a ben 509 miliardi di lire i compensi intascati dalla Montepaschi per il periodo 1997-2001*.

Dove finiscono questi soldi? La risposta è semplice: la maggioranza azionaria dell'istituto di Siena appartiene a una Fondazione controllata da enti pubblici (Comune e Provincia su tutti). Enti governati dal dopoguerra a oggi da solide coalizioni "laiche" a maggioranza comunista: PCI, poi PDS, poi DS e (presto) PD.

Sicché i soldi rapinati ai Siciliani, col benestare degli ascari nostrani, servono a finanziare le amministrazioni comuniste toscane. La prossima volta che vi trovate ad ammirare qualche città d'arte della "mitica" Etruria ricordate che la pulizia e l'arredo urbano vengono in buona parte finanziati dalle vostre tasche: una delle maggiori entrate della cosiddetta "cassaforte laica" senese proviene proprio dal sudore della fronte dei Siciliani.

Amministrazione locale a parte, è chiaro che questi soldi rappresentano - insieme a quelli raccimolati da UNIPOL in Sicilia e nel Meridione - un finanziamento neanche troppo occulto agli apparati di potere comunisti-democratici della Toscana, e quindi dell'Italia.

Ma non è finita qui, oltre a finanziare i comunisti, gli sprovveduti Siciliani non sanno che indirettamente finanziano l'avanzata dell'Eurabia. Da qualche tempo, infatti, il Montepaschi e la Provincia di Siena hanno deciso di finanziare a scatola chiusa il centro islamico cui fanno capo le moschee degli integralisti islamici di Colle Val d’Elsa e di Poggibonsi. Mentre l'amministrazione comunale di Siena impiega spesso i soldi degli ignari Siciliani in "appuntamenti d'autore"** pro-islam in cui intellettuali della caratura di Tariq Ramadan (ma cu u canusci?) vengono a spiegarci cos'è l'islam autentico. Cioè, secondo la loro vulgata, quello dei fratelli musulmani.

Quindi, quando qualche toscanaccio vi dirà che noi Siciliani siamo un popolo di arretrati e ignoranti, vittime della superstizione e dell'oscurantismo cattolico, avete tutto il diritto di rispondere che noi invece apparteniamo a uno dei popoli più sensibili alle tematiche laiche del mondo moderno e all'apertura verso la superiore cultura musulmana. Noi infatti - conti alla mano - devolviamo gratuitamente una quota della nostra ricchezza alla parte migliore del paese, quella comunista, e diamo ai nostri fratelli musulmani luoghi di incontro in cui possono preparare la guerra santa... solo che nessuno ce lo aveva detto prima!

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* Dati pubblicati da Centonove
** Evento finanziato dal Comune di Siena

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lunedì 26 novembre 2007

L'Altra Sicilia a una svolta indipendentista?

Il 24 novembre 2007 il sito de L'Altra Sicilia ha pubblicato un articolo a firma di Eugenio Preta che lascia prefigurare, se non una svolta, quanto meno l'apertura all'indipendentismo del movimento in questione. E' proprio così? E se sì, cosa sta spingendo L'Altra Sicilia a questa svolta? Seguiremo gli sviluppi molto da vicino. Per il momento ci limitiamo a riportare in quanto segue l'articolo in questione.



Il coraggio dell'indipendenza

Regno Unito: un’Unione che si tiene con forza e a stento, se è vero, com'è vero, che lo scorso 16 gennaio, la festa dell'Unione è passata sotto silenzio, né fuochi d'artificio né bevute collettive nei pub, soprattutto in quelli di Edimburgo dove sventola quella bandiera dell'indipendenza che la vittoria di un partito nazionalista ha fatto venir fuori dalle viscere e dal cuore di tutti gli scozzesi.

Primo fra tutti Sean Connery, ex 007 che dalla Regina ha preteso onori e ottenuto onorificienze che poi ha regolarmente devoluto alla causa in cui crede : l'indipendenza del suo Paese.

Come William Wallace, l'eroe dell'indipendenza delle Higlanders, più conosciuto come Braveheart di hollywoodiana memoria, Sean Connery porta una scritta tatuata sulla spalla "Scottland forever", e ai suoi detrattori che gli rimproverano di vivere alle Bahamas risponde (e intanto prosegue la sua crociata per l'indipendenza del suo paese) che appena vedrà una Scozia libera ritornerà senz'altro ad Edimburgo.

Il ritorno, il mito di "nuàtri", condizionato da una clausola: il coraggio dell'indipendenza.
  • Quanti dei siciliani della diaspora, partiti per fare grande l'Isola, accetterebbero di declinare onori e onorificienze in nome dell'indipendenza della loro terra?
  • Quanti politici siciliani che hanno fatto fortuna nel Nord (Roma) sarebbero disposti a mettere tutto in discussione per una causa nobile di appartenenza?
  • Quanti di loro avrebbero il coraggio dell'indipendenza?
  • E quanti di noi?
In un mondo dove tutto ormai si lega, economia, politica, mercati e borse, il coraggio dell'indipendenza è prerogativa di pochi, patrimonio dei pochissimi.

Cosi la terra impareggiabile, 13.9000 chilometri di costa, argilla, lava, tufo, roccia, montagna, vulcano, cava, miniera, pianura e depressione rimane attaccata al continente perchè più legame di ponte e traghetti restano malaffare, soldi, politica e paura di se stessi.
La terra impareggiabile, oltre 6milioni di Siciliani “di qua dal faro”, ed altrettanti in giro per la Diaspora, cultura, monumenti, vestigia di un ricco passato, lingua e tradizioni, sviliti dall'essere italica colonia piuttosto che, come Malta - 300 chilometri quadrati di roccia - Stato-Nazione.

Ma per esssere Stato-Nazione non occorrono soltanto territorio, lingua e cultura, occorre un popolo che sia fiero delle sue origini, che non abbia nessuna vergogna a manifestare il suo essere siciliano, un popolo che non sia stato costretto prono dalla mala politica che altri hanno imposto, fiero e non costretto all'antimafia, un popolo capace di gestire il suo presente e prendersi cura del proprio futuro.
Popolo che riuscisse a trepidare davanti allo stretto indispensabile, alle magie del cuore, ai viaggi della vita, ai ritorni della memoria; popolo che esultasse per la Pietra del Destino, come gli scozzesi felici che nel 1996 riuscivano ad avere restituito un macigno, senza alcun valore pecuniario, ma simbolo di storia e di tradizione, simbolo di un popolo, la pietra del destino che, trafugata con l'inganno nel 1296 da Edoardo I d'Inghilterrra, veniva restituita dall'attuale regina, forse per sedare quelle spinte autonomistiche che il popolo delle Higlanders, sempre più insistentemente manifestava da tempo.

Ma un popolo fiero trepida ed esulta nella lotta per l'indipendenza, ma continua la sua lotta perchè la libertà è un coraggio che si conquista lentamente, con lotta e sacrifici e con quella fede necessaria all'orgoglio dell'appartenenza, all'orgoglio delle proprie radici.
Cosi' continuano quei popoli fieri a marciare verso quell'indipendenza dalla matrigna Bretagna divenuta realtà necessaria e possibile, da antica chimera.

Soltanto l'anno scorso l'assemblea di Edimburgo ha visto la vittoria degli independentisti che hanno proclamato per il 2010 il referendum per la separazione. E tra l'autonomismo e l'indipendenza, questo è certo, quel popolo fiero sceglierà la propria sovranità, dichiaradosi scozzesi piuttosto che britannici.

E che dire della loro autonomia che già comprende diversi settori importanti per un popolo e una terra, settori vitali come l'educazione, la salute, la giustizia, la cultura i trasporti, l'agricoltura, l'urbanismo e che certamente rimetteranno in gioco non soltanto per ottenere in più fiscalità e relazioni esterne, ma per riappropriarsi della storia, della propria libertà e della propria autodeterminazione. Soltanto quest'anno il gaelico è diventato lingua ufficiale, grazie alla continua battaglia del popolo irlandese. Domani lo sarà lo scozzese. E intanto suona la cornamusa ed impone il rispetto quella cultura.
  • Quando leverà la testa la nostra Isola?
  • Quanti vulcani dovremo scavalcare prima che la lingua siciliana possa essere considerata lingua a tutti gli effetti e non dialetto?
  • Quando quel nostro statuto di Autonomia diventerà effettivo e applicato?
  • Quando baratteremo la nostra autonomia con una vera indipendenza?
  • Perchè lasciare ancora partire i nostri giovani e, ancora non consentire ai nostri vecchi di tornare?
  • Quando anche noi avremo il coraggio dell'indipendenza, anche noi, come quei popoli fieri?

Per la Sicilia, solo per amore della Sicilia.

Eugenio Preta
Presidente della "CONFEDERAZIONE DEI GIORNALISTI E DEI MEDIA SICILIANI NEL MONDO"



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Europarlamento: approvata risoluzione contro persecuzione cristiani nel mondo

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna tutti gli atti di violenza contro le comunità cristiane nel mondo e chiede ai governi dei paesi interessati di prevedere garanzie adeguate e effettive nel campo della libertà di religione e di migliorare la sicurezza delle comunità cristiane.

Appoggiando il dialogo interreligioso, la risoluzione invita le autorità religiose a promuovere la tolleranza e a agire contro l'estremismo. L'Ue deve trattare tale questione nelle relazioni con i paesi terzi.

Il testo è stato appoggiato, oltre che dal Ppe a cui appartiene il promotore Mario Mauro, anche dai gruppi Pse, Alleanza liberaldemocratica, Unione europa delle Nazioni (di cui fanno parte An e la Lega), Indipendenza/democrazia (la formazione euroscettica), e dal Gue (sinistra unitaria europea), con il sostegno personale di Vittorio Agnoletto e Giusto Catania del Prc. L'unico gruppo che si è dichiarato contrario, per ragioni di "inopportunità politica" è quello dei Verdi.

Nonostante i pochi presenti, come sempre il giovedì pomeriggio, alla fine delle sessioni plenarie del Parlamento europeo, è significativa la maggioranza schacciante (57 voti a favore contro 2 e un astenuto) con cui è stata approvata la risoluzione.
Nel testo, il parlamento 'condanna risolutamente tutti gli atti di violenza contro comunità cristiane, ovunque essi si verifichino, ed esorta i governi interessati a tradurre in giudizio gli autori di tali reati'.

Un punto con risvolti concreti della risoluzione è quello in cui si sollecita la Commissione europea a condizionare l'elaborazione e attuazione dei programmi di cooperazione e aiuto allo sviluppo al rispetto del principio della libertà religiosa nei paesi interessati.
A tale proposito vengono elencati tutti i recenti casi di persecuzione e violenza subiti dai cristiani in Pakistan, a Gaza, in Turchia, in Cina, in Vietnam, in Sudan, in Iraq (espressa anche preoccupazione per l'esodo di cristiani) e in Siria (dove oltre due milioni di sfollati appartengono a minoranze cristiane).

L'elenco però comincia con un nome, quello del giornalista e scrittore turco di origine armena Hrant Dink, direttore del giornale bilingue Agos, che difendeva i diritti umani e si era speso molto per la tutela delle comunità cristiane nel suo paese, ucciso nel gennaio scorso, dopo aver qualificato come 'genocidio' il massacro degli armeni compiuto dall'esercito turco a ridosso della prima guerra mondiale.

A lui, di cui era diventato amico, Mauro ha voluto 'dedicare' la risoluzione approvata da Strasburgo. È stato deplorato inoltre il rapimento nelle Filippine del sacerdote cattolico Giancarlo Bossi.
Ma nella lista vengono citati anche episodi piú recenti, avvenuti in Eritrea, Corea del Nord, Bielorussia. Le persecuzioni denunciate vanno da rapimenti e omicidi (come nel caso dei quattro turchi della casa editrice Zirve che avevano stampato un Vangelo nella loro lingua), alla negazione di certi diritti civili per chi cambia religione convertendosi al cristianesimo. Mauro ha definito la libertà religiosa come una "cartina di tornasole" del rispetto degli altri diritti fondamentali.

Tratto da NoiPress.it, 15 novembre 2007

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