mercoledì 30 aprile 2008

Cosa sta succedendo in Inghilterra?

di Guglielmo Piombini


Giustizia avrebbe voluto che, con il crollo del comunismo alla fine degli anni Ottanta, tutti i movimenti occidentali d’ispirazione socialista sprofondassero nel discredito. Invece, grazie a un’abile operazione di riconversione ideologica, la sinistra è riuscita a conservare l’egemonia culturale passando dal marxismo al multiculturalismo.


La nuova sinistra multiculturalista non concentra più le sue critiche sulle strutture economiche della società capitalistica, come prescriveva il marxismo classico.

Quasi nessuno oggi ha più il coraggio di chiedere l’abolizione della proprietà privata o la collettivizzazionedei mezzi di produzione. L’attacco prende invece di mira le “sovrastrutture” culturali della società, secondo la lezione di Antonio Gramsci e della Scuola di Francoforte.

Lo spopolamento degli inglesi

Il multiculturalismo rappresenta una continuazione della guerra fredda con altri mezzi, e dietro una facciata relativista si pone l’obiettivo di distruggere il retaggio tradizionale dell’Europa cristiana.

Quest’odio profondo per tutto ciò che appartiene al passato storico dell’Europa si manifesta con l’esaltazione acritica di ogni cultura estranea all’Occidente, comprese le più aberranti, e con il desiderio frenetico di ripopolare il vecchio continente con immigrati extraeuropeianche apertamente ostili ai valori culturali dei paesi ospitanti.

Il Paese dove l’applicazione dell’ideologia multiculturalista ha raggiunto le punte più avanzate è la Gran Bretagna. Nei lunghi anni di governo laburista, con Tony Blair e ora con Gordon Brown, il Regno Unito ha spalancato le frontiere ad un’immigrazione di massa prevalentemente musulmana, e ogni anno affluiscono più di 250.000 immigrati dal Terzo Mondo.

Gli inglesi autoctoni fanno pochi figli (l’attuale tasso di fertilità di 1,6 figli per donna è il più basso della storia inglese da quando si sono iniziate a raccogliere le statistiche nel 1924) e, spaventati dai rapidi mutamenti sociali, hanno iniziato ad emigrare in gran numero: ogni anno 200.000 inglesi lasciano la madrepatria per stabilirsi prevalentemente negli Stati Uniti, in Canada o in Australia.

Sulla base di questi trend i demografi hanno calcolato che entro la fine del secolo la popolazione inglese sarà ridotta in minoranza nella propria terra natale.

Un’arma per l’islamizzazione

I problemi maggiori nascono dal fatto che il processo di trasmissione della cultura nazionale è stato messo al bando in Gran Bretagna in omaggio alla “correttezza politica”.

Secondo l’ideologia progressista dominante, infatti, trasmettere la cultura anglosassone agli immigrati rappresenterebbe un grave atto di “imperialismo culturale”. Lo stesso erede al Trono, il principe Carlo, ha in più occasioni manifestato la sua ammirazione per l’islam, a suo dire capace di riempire il vuoto spirituale dell’Occidente.

In questo ambiente favorevole, la penetrazione della legge coranica nella società britannica è stata rapida. Negli ultimi anni a Londra dozzine di tribunali islamici hanno emesso migliaia di sentenze su matrimoni, divorzi e eredità. E nonostante la biga mia e la poligamia siano illegali in Gran Bretagna, il governo ha deciso di sostenere economicamente le famiglie poligamiche musulmane a condizione che i vari matrimoni siano avvenuti all’estero, in nazioni che riconoscano come legale la poligamia.

A Huddersfield, nel West Yorkshire, una locale scuola confessionale cristiana ha optato per censurare la celebre fiaba dei “Tre porcellini” per paura di offendere la locale comunità maomettana.

Inoltre, secondo un recente rapporto, in diverse scuole del Regno Unito verrebbero censurati gli studi riguardanti episodi considerati offensivi per la comunità islamica, come il genocidio ebraico e le crociate.

Molti docenti, infatti, avrebbero difficoltà a imporre lezioni che possano infastidire il sentire degli alunni islamici. A Oxford, i genitori di bambini della Rose Hill Primary School sono furiosi, in quanto hanno ricevuto una lettera su cui c’era scritto che la carne hallal sarebbe stata servita a tutti i bambini e che questa decisione faceva parte di una “politica di integrazione a
scuola”.

D’altronde, alzare la voce contro queste situazioni appare alquanto difficile se si pensa che il vescovo anglicano di Rochester, Michael Nazir-Ali, ha subito minacce di morte per aver denunciato l’esistenza, in Inghilterra ra, di “no-go areas” in cui i non musulmani rischiano grosso se provano a entrarvi, mentre un lavoratore cattolico, Joseph Protano, è stato licenziato dal Royal Manchester Children’s Hospital per aver litigato con degli islamici che avevano coperto il crocifisso e la statua della Madonna in una sala di preghiera.

Ci si mette pure il Primate anglicano

Infine, come se tutto questo non bastasse, è arrivata come una bomba la dichiarazione dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, secondo cui “pare inevitabile” l’adozione di parti della sharia nel sistema legale britannico.

L’alto prelato della chiesa di Stato inglese, ormai ridotta al lumicino a causa dei paurosi sbandamenti progressisti delle gerarchie (oggi in Inghilterra i cattolici praticanti sono diventati più numerosi degli anglicani praticanti), ha affermato che continuare a insistere sull’applicazione della legge britannica, piuttosto che autorizzare la legge islamica, causerebbe “un certo pericolo” per il Paese.

Il fatto che il leader spirituale di una nazione dalla storia illustre sia arrivato al punto di mettere a rischio la propria millenaria eredità culturale è sembrato troppo anche ai cittadini inglesi indottrinati da decenni di “correttezza politica”.

A parte il sostegno di alcuni membri del sinodo vescovile anglicano, la reazione di condanna delle parole di Williams è stata quasi unanime a livello politico, giornalistico e popolare. Da più parti si è chiesta la sua rimozione, e Williams si è detto “sorpreso” e “scioccato” dall’enorme quantità di proteste.

Il quotidiano Sun si è così espresso con un editoriale: «È facile denigrare l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, trattandolo da vecchio idiota. In realtà, egli è una pericolosa minaccia per la nostra nazione».

In pratica, secondo l’Arcivescovo Williams, in Gran Bretagna le donne immigrate soggette a matrimoni forzati, mutilazioni genitali o violenze domestiche dovrebbero essere affidate al giudizio delle corte islamiche, invece che protette dalla Common Law inglese. Che si ricordi a memoria d’uomo, è la prima volta che una delle massime autorità spirituali dell’Europa propone di abbandonare delle vittime innocenti al loro destino.

Verso un suicidio organizzato

L’estremismo con cui gli inglesi hanno abbracciato l’ideologia multiculturalista è tanto più sorprendente, se si pensa che solo vent’anni fa il Regno Unito era la patria del conservatorismo thatcheriano. Questo radicale capovolgimento però non è stato solo ideologico, ma anche psicologico.

Nella loro storia gli inglesi non si sono mai fatti sottomettere da nessuno: basti ricordare l’ammirevole eroismo cui diedero prova durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi invece sembrano non avere altro desiderio che quello di arrendersi ai nuovi arrivati islamici. La nazione che ha resistito a Napoleone e Hitler si è fatta sconfiggere dal multiculturalismo.

Cento anni fa la Gran Bretagna era l’unica superpotenza mondiale. Oggi sta scomparendo perfino la sua cultura. Questa è la prima volta nella storia, harilevato il London Observer, che una popolazione indigena maggioritaria si è volontariamente ridotta in minoranza in assenza di guerra, carestie o epidemie. Una cosa è certa: l’esperimento multiculturalista pianificato dalle élites inglesi finirà molto tragicamente, come tutte le utopie fallimentari del passato.

Radici Cristiane, n. 33 - aprile 2008

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L'unione Europea come l'Unione Sovietica

Oggi vi suggerisco la lettura di un interessante articolo pubblicato sulla Pravda.eu quasi un anno e mezzo fa, ma ancora di scottante attualità. L'articolo parla del pericolo - più che verosimile - di trasformazione dell'Unione Europea in stato totalitario evidenziando i legami tra la situazione attuale e gli sconvolgimenti internazionali dell'89 del secolo scorso, antesignani di quelli del '92 in Italia. Con l'occasione ringrazio Meridio Siculo per averci portato a conoscenza di questo pezzo di storia contemporanea dalle pagine del suo blog.

di Paul Belien



Vladimir Bukovsky, un ex dissidente sovietico di 63 anni, teme che Unione Europea stia trasformandosi in un'altra Unione Sovietica. In un discorso tenuto a Bruxelles la scorsa settimana Bukovsky ha definito l'UE un “mostro” che deve essere abbattuto al più presto, prima che si trasformi in un vero e proprio stato totalitario.

Bukovsky ha fatto visita al Parlamento Europeo quest’ultimo giovedì, a seguito dell'invito del Fidesz, il maggior partito di opposizione ungherese. Il Fidesz, componente del gruppo Democratico Cristiano Europeo, aveva invitato l'ex dissidente sovietico dall'Inghilterra, dove vive, in occasione del cinquantesimo anniversario della rivolta ungherese del 1956. Dopo l ’incontro in mattinata con gli ungheresi, Bukovsky nel pomeriggio ha tenuto un discorso in un ristorante polacco ubicato in Trier straat, nei pressi della sede del Parlamento Europeo, dove in passato aveva già tenuto un altro discorso a seguito dell’invito del Partito per l'Indipendenza del Reno Unito, di cui è un attivista.

Nel suo discorso Bukovsky ha fatto riferimento a documenti classificati rinvenuti negli archivi segreti sovietici che ha potuto visionare nel 1992. Questi documenti confermerebbero l'esistenza di una “cospirazione” col fine di trasformare l’Unione Europea in una entità statuale di tipo socialista. Ero presente alla riunione ed ho registrato il suo discorso, la cui trascrizione è riportata di seguito. Inoltre ho avuto l’occasione di fargli una breve intervista. Anche la trascrizione dell’intervista è riportata di seguito. L'intervista sull’Unione Europea è stata bruscamente interrotta perché Bukovsky aveva altri impegni. Vladimir Bukovsky l’avevo già intervistato venti anni prima, nel 1986, quando l'Unione Sovietica, il primo “mostro” che così coraggiosamente aveva combattuto, era ancora vivo e vegeto.

Bukovsky è uno degli eroi del ventesimo secolo. Da giovane aveva denunciato l'uso del ricovero psichiatrico coatto dei prigionieri politici nell’ex URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, 1917-1991) ed è stato per ben dodici anni (dal 1964 al 1976), e cioè dall’età di 22 anni all’età di 34, nelle prigioni sovietiche, in campi di lavoro e in strutture ospedaliere psichiatriche. Nel 1976 i sovietici lo espulsero dal paese e si rifugiò in occcidente. Nel 1992 fu invitato dal governo russo in qualità di esperto per testimoniare nel processo tenutosi a Mosca con lo scopo di stabilire se il partito comunista sovietico fosse stata un'istituzione criminale.

Per dargli la possibilità di prepararsi per il processo, Bukovsky fu autorizzato ad accedere ad una notevole quantità di documenti presenti negli archivi segreti sovietici. Egli è pertanto uno dei pochi che hanno potuto visionare questi documenti, che ancora oggi sono segreti. Con un piccolo scanner e un computer portatile ne riuscì anche a copiare molti (alcuni “top secret”), compresi i rapporti del KGB allo stesso governo sovietico.


L’intervista a Vladimir Bukovsky

Paul Belien: Lei è un ex dissidente sovietico conosciuto in tutto il mondo. Recentemente ha evidenziato una inquietante somiglianza dell’Unione Europea con l'ex Unione Sovietica. Può chiarirci meglio il suo pensiero?

Vladimir Bukovsky: Mi riferisco alle istituzioni, ad una certa ideologia, ai programmi, alla direzione intrapresa, all'inevitabile espansione, all’annullamento delle diverse nazionalità. Ciò è anche stato lo scopo della stessa Unione Sovietica. La maggior parte della gente non si rende conto di quanto sta accadendo. Gli europei non lo sanno, noi invece sì perchè siamo stati educati in Unione Sovietica, in cui abbiamo dovuto studiare l'ideologia sovietica sia nelle scuole superiori sia all'università . Lo scopo finale dell'Unione Sovietica era quello di generare una nuova entità storica, il “popolo sovietico”, in tutto il mondo intero.

Lo stesso scopo è oggi perseguito dall'UE. Stanno tentando di generare un nuovo popolo. Lo chiamano il “popolo europeo”, qualunque sia il significato attribuito a questa espressione. Secondo la dottrina comunista così come in molte derivazioni del pensiero socialista, lo stato, lo stato-nazione, è destinato a scomparire. In URSS lo stato sovietico divenne molto potente e le diverse nazionalità che lo costituivano furono obliterate. Ma al momento del crollo avvenne il processo contrario. I sentimenti soffocati di identità nazionale riemersero nuovamente e hanno quasi distrutto il paese. E’ stato davvero terribile.

PB: Pensa che la stessa cosa possa accadere quando l’Unione Europea collasserà?

VB: Assolutamente si, la psicologia umana è come un elastico che può essere tirato, però non oltre un certo limite. Un elastico può essere tirato sempre di più, ma non bisogna mai dimenticare che nel frattempo sta accumulando l’energia per ritornare alla sua forma originaria. La psicologia umana è come un elastico che tende sempre a ritornare rapidamente alla sua forma originaria.

PB: Però tutti questi paesi che si sono uniti nell’Unione Europea lo hanno fatto volontariamente.

VB: No, non stanno così le cose. Si guardi per esempio alla Danimarca che ha votato due volte contro il trattato di Maastricht. Si guardi all'Irlanda [che ha votato contro il trattato di Nizza]. Si guardi a tutti gli altri paesi, sono tutti sotto pressione. E’ come una specie di ricatto. La Svizzera è stata costretta a votare cinque volte sullo stesso quesito referendario. Tutte e cinque le volte è stato respinto, ma non si sa cosa accadrà la sesta o la settima volta. E’ sempre la stessa storia. E’ un semplice trucchetto. L’elettorato viene fatto votare fino a quando non vota nel modo voluto. A questo punto non gli viene più chiesto di votare. Perché si fermano? Si continui a votare. L’Unione Europea sembra un matrimonio contratto sotto la minaccia di una pistola puntata alla tempia.

PB: Cosa pensa che i giovani dovrebbero fare riguardo all’Unione Europea? Su cosa si dovrebbe puntare, sulla democratizzazione dell'istituzione o si dovrebbe invece cercare di eliminarla del tutto?

VB: Penso che l’Unione Europea, come l'Unione Sovietica, non possa essere democratizzata. Gorbachev provò a farlo, e ciò malgrado si è dissolta. Questo genere di strutture politico-istituzionali non possono essere democratizzate.

PB: Però abbiamo un Parlamento Europeo scelto dalla gente.

VB: Il Parlamento Europeo è eletto sulla base di un sistema elettorale di tipo proporzionale, che non è però garanzia di rappresentatività. E poi su cosa vota? Sulla percentuale di grasso nello yogurt, quel genere di cose. E’ ridicolo. Ha le stesse funzioni del Soviet Supremo. Un parlamentare europeo in media parla sei minuti all'anno in Parlamento. Non è un vero e proprio Parlamento.


Trascrizione del discorso di Bukovsky tenuto a Bruxelles

Nel 1992 ho avuto una possibilità di accesso senza precedenti a documenti segreti del Comitato Centrale e del Politburo. Questi documenti, che da 30 anni sono ancora tenuti segreti, fanno molto chiaramente riferimento ad un “progetto comune” tra i partiti della sinistra europei e Mosca secondo il quale il mercato comune europeo si sarebbe trasformato in uno stato federale. Mikhail Gorbachev nel 1988-89 si riferiva ad esso come a “la nostra casa comune europea”.

L'idea era semplice. Venne alla luce negli anni 1985-86, quando i comunisti italiani fecero visita a Gorbachev, seguiti dai socialdemocratici tedeschi. Costoro temevano i mutamenti politici che stavano avvenendo nel mondo, specialmente dopo le privatizzazioni introdotte dalla Thatcher e le liberalizzazioni economiche. Questi mutamenti stavano minacciando le “conquiste” di generazioni di socialismo e di socialdemocrazia, stavano minacciando di invertire completamente il corso della storia.

Di conseguenza si stabilì che l'unico modo per affrontare questo rigurgito di “capitalismo selvaggio” era quello di tentare di introdurre gli stessi obiettivi socialisti in tutti i paesi di colpo. Prima di ciò, i partiti della sinistra e l'Unione Sovietica si erano sempre fortemente opposti all'integrazione europea perchè veniva percepita come un mezzo per frapporre un ostacolo al socialismo. Dal 1985 in poi cambiarono completamente opinione. I Sovietici giunsero infine ad un accordo con i partiti della sinistra dell’Europa occidentale: se avessero lavorato insieme avrebbero potuto assumere il controllo dell’intero progetto europeo e modificarlo completamente. L’area di libero scambio sarebbe stata trasformata in uno stato federale.

Secondo documenti segreti sovietici, gli anni 1985-86 rappresentarono il punto di svolta. Ho pubblicato la maggior parte di questi documenti[http://www.junepress.com/coverpic.asp?BID=741]. Si possono trovare anche in internet. I colloqui trascritti in questi documenti sono davvero illuminanti. Si intuisce che ci fu una “cospirazione”, il che è abbastanza comprensibile, in quanto stavano cercando tutti di salvarsi politicamente la pelle. Nei paesi dell’est i sovietici avevano bisogno di un cambiamento dei rapporti con l’Europa perchè stavano entrando in una crisi strutturale prolungata e molto profonda; in occidente i partiti di sinistra avevano timore di essere spazzati via e di perdere la loro influenza e prestigio. Così c’è stata una vera e propria cospirazione, evidentemente da loro stessi messa in piedi, nella quale tutti erano d’accordo e alla quale tutti hanno lavorato.

Nel gennaio del 1989, per esempio, una delegazione della Commissione Trilaterale fece visita a Gorbachev. C’era [l’ ex Primo Ministro giapponese Yasuhiro] Nakasone, [l’ex presidente francese Valèry] Giscard d’Estaing, [il banchiere americano David] Rockefeller e [l’ex Segretario di Stato USA Henry] Kissinger. Essi ebbero una conversazione molto schietta durante la quale fecero presente a Gorbachev che la Russia sovietica avrebbe dovuto integrarsi nelle istituzioni finanziarie del mondo, quale il GATT, l’FMI e la Banca Mondiale.

Nel bel mezzo dei colloqui Giscard d' Estaing prese improvvisamente la parola e disse: “Signor presidente, non posso dirle esattamente quando accadrà - probabilmente fra 15 anni - ma l’Europa si sta avviando ad essere uno stato federale e dovete incominciare a prepararvi. Dovete lavorare con noi ed i leader politici europei sulla reazione che avrete quando ciò accadrà, su come consentirete ai paesi dell’est europeo di interagire con questo nuovo stato federale e su come voi stessi diventerete parte di esso. Dovete essere pronti”.

Era il gennaio 1989, un momento in cui il trattato di Maastricht [1992] neppure era stato abbozzato per sommi capi. Come diavolo ha potuto Giscard d' Estaing sapere cosa sarebbe accaduto nei 15 anni successivi? E sorpresa, sorpresa, come mai è diventato l'estensore della costituzione europea [nel 2002-03]? Una domanda molto interessante. Si sente odore di cospirazione, è vero?

Fortunatamente per noi la parte sovietica di questa cospirazione è collassata prima e Mosca non si è trovata nel momento in cui avrebbe potuto influenzare il corso degli eventi. Ma l'idea originale fu di creare ciò che fu chiamata una “convergenza”, in base alla quale l'Unione Sovietica avrebbe dovuto ammorbidirsi verso posizioni più socialdemocratiche, mentre Europa occidentale sarebbe passata da un regime politico di tipo socialdemocratico ad un regime di tipo più rigidamente socialista.

Allora si sarebbe realizzata la convergenza. Le strutture politiche delle due entità si sarebbero adattate con precisione l’una all’altra. Ecco come le istituzioni politiche dell’Unione Europea inizialmente furono progettate: allo scopo di adattarsi successivamente alle istituzioni sovietiche. Ecco anche perché sono così simili nella loro struttura e nel loro funzionamento.

Non è un caso che il Parlamento Europeo, per esempio, faccia venire alla mente il Soviet Supremo. Funziona come il Soviet Supremo perché è stato progettato nello stesso modo. Idem per quanto riguarda la Commissione Europea. che assomiglia al Politburo. Voglio dire che è simile in tutto e per tutto, tranne che per il fatto che la Commissione oggi ha 25 membri mentre il Politburo ne aveva 13/15. A parte questo hanno le medesime funzioni, non rispondono a nessuno, i membri che la compongono non sono scelti direttamente dai cittadini. Quando si esamina questa strana attività dell’Unione Europea con le sue 80.000 pagine di regolamentazioni sembra il Gosplan. Quest’ultima istituzione pianificava qualunque dettaglio in campo economico, anche la forma e la dimensione dei dadi e bulloni, fino a cinque anni prima.

La stessa identica cosa sta avvenendo nell'UE. Quando guardate il tipo di decadimento della UE, si tratta esattamente dello stesso tipo sovietico di decadimento, che si propaga dall'alto al basso piuttosto che il contrario.

Se si esaminano le istituzioni e le caratteristiche di questo mostro europeo che sta emergendo si può notare che sempre più assomiglia all'Unione Sovietica. Naturalmente, è una versione più edulcorata dell'Unione Sovietica. Per favore, non fraintendetemi. Non sto dicendo che in Europa ci sono i Gulag. Non c’è nemmeno il KGB - non ancora - ma sono da osservare con molta attenzione strutture quali per esempio la Europol. Ciò che più preoccupa è che questa polizia avrà probabilmente maggiori poteri di quelli del KGB. Avrà l’immunità diplomatica. Immaginate un KGB con immunità diplomatica. Svolgerà la sua funzione poliziesca per reprimere e perseguire 32 tipi di reato - due dei quali sono particolarmente preoccupanti.

Uno è il razzismo, l’altro è la xenofobia. Nessuna legislazione penale sulla terra considera perseguibili questi comportamenti [con l’eccezione del Belgio]. Quindi: questi sono due nuovi reati, e siamo avvertiti. Qualcuno del governo britannico ha già detto che coloro che faranno obiezioni all'immigrazione incontrollata dal terzo mondo saranno considerati razzisti. Coloro che si opporranno ad una ulteriore espansione ed integrazione europea saranno considerati xenofobi. E’ stata Patricia Hewitt che ha fatto queste dichiarazioni.

Quindi siamo avvertiti. Nel frattempo stanno ideologizzando sempre più il sistema. L'Unione Sovietica si è retta in piedi grazie all'ideologia. L'ideologia dell’Unione Europea è socialdemocratica, statalista, con una buona dose di “political correctness”. Si osservi come il “political correctness” si diffonde e si trasforma in un'ideologia oppressiva. Per non parlare poi del fatto che ormai è proibito fumare quasi dappertutto.

Si consideri la persecuzione di persone come quel pastore svedese che è stato perseguito per parecchi mesi per aver detto che la Bibbia non approva l'omosessualità. La Francia ha approvato leggi contro l’istigazione all’odio nei confronti degli omosessuali. La Gran Bretagna si accinge a varare leggi che sanzionano penalmente espressioni del pensiero contrarie alle relazioni interrazziali e relative a questioni religiose e così via. Ciò che emerge, in prospettiva, è che questo tipo di ideologia viene sistematicamente inglobata nella legislazione penale.

E’ questa ideologia che sarà quindi in futuro fatta rispettare coercitivamente. Questo sembra che sia lo scopo prevalente dell’Europol. A cosa servirebbe altrimenti ? l’Europol mi insospettisce molto. Guardo con molta attenzione quando c’è qualcuno che viene perseguito da essa. Mi chiedo quali siano i motivi e cosa sta davvero accadendo. E’ un campo in cui sono un esperto. So bene come si generano i Gulag.

Viviamo in un periodo di veloce, sistematico e costante smantellamento della democrazia. Si prenda per esempio questo Legislative and Regulatory Reform Bill [progetto di legge di riforma legislativa e normativa]. I ministri diventano legislatori che possono legiferare senza preoccuparsi di dare conto al Parlamento o a chicchessia. La mia reazione immediata è: perché tutto questo? La Gran Bretagna è sopravvissuta a due guerre mondiali, alla guerra con Napoleone, all' Armata Spagnola, per non parlare della guerra fredda, di quel periodo in cui ci veniva detto che in qualsiasi momento sarebbe potuta scoppiare una guerra mondiale nucleare. Nel passato non è mai stata evidenziata l'esigenza di introdurre questo tipo di legislazione oppure di sospendere le libertà civili o di introdurre poteri di emergenza. Perché ne abbiamo bisogno proprio ora? Tutto questo può trasformarsi in una dittatura in qualunque momento.

La situazione attuale è molto seria. I partiti politici più importanti sono stati completamente cooptati nel progetto della nuova UE. Nessuno di essi realmente si oppone a questo progetto. I partiti sono diventate istituzioni decadenti. Chi difenderà le nostre libertà? Sembra che ci stiamo dirigendo verso il collasso, la crisi del sistema. Il risultato più probabile è che ci sarà un collasso economico in Europa, che avverrà a tempo debito e che accadrà a causa di questa crescita a dismisura delle spese e delle tasse. L'incapacità di generare un ambiente competitivo, la regolamentazione eccessiva dell'economia, la burocratizzazione, tutto questo porterà al collasso economico. Specialmente l'introduzione dell'euro è stata un'idea pazzesca. La moneta non dovrebbe essere mai politicamente imposta.

A tal proposito non ho alcun dubbio. Ci sarà un collasso della Unione Europea, così come è avvenuto per l'Unione Sovietica. Ma non dimentichiamoci che quando questi momenti della storia avvengono lasciano dietro di sè una tale devastazione che ci vuole una generazione affinché si richiudano le ferite. Pensiamo a cosa accadrà quando ci sarà la crisi del sistema. Emergeranno forti tensioni fra le nazioni. Potrebbe saltare tutto.

Guardiamo all’enorme numero di immigranti dai paesi di terzo mondo che ora vivono in Europa. Tutto ciò è stato voluto dall' Unione Europea. Cosa sarà di loro se ci sarà un crollo economico? Probabilmente alla fine ci saranno, come nell'Unione Sovietica, tante di quelle dispute etniche che il loro numero è oggi difficile da immaginare. In nessun altro paese ci sono state tante tensioni etniche come in Unione Sovietica, con l’eccezione probabilmente della ex Iugoslavia. Accadrà la stessa cosa qui. Dobbiamo tenerci pronti. Questa enorme struttura burocratica sta per crollarci addosso.

Voglio essere molto schietto a questo proposito: prima si chiude con l'UE, meglio è. Prima collasserà, meno danni farà a noi e agli altri paesi. Ma dobbiamo essere rapidi perchè gli eurocrati stanno muovendosi molto velocemente. Sarà difficile affrontarli. Oggi è ancora relativamente più semplice. Se per esempio un milione di persone marcia su Bruxelles oggi questi individui se ne scapperanno via alle Bahamas. Se domani la metà della popolazione britannica si rifiuterà di pagare le tasse, non accadrà niente di drammatico e sicuramente nessuno andrà in prigione. Ancora oggi una iniziativa del genere si può abbastanza tranquillamente intraprendere. Ma non so cosa accadrà domani con una Europol che nel frattempo si sarà completamente sviluppata e riempita di ex agenti della Securitate o della Stasi. Può succedere di tutto.

Stiamo perdendo tempo. Dobbiamo batterli. Dobbiamo fermarci a riflettere ed elaborare la strategia più efficace per ottenere il massimo effetto. Altrimenti sarà troppo tardi. Cosa vi posso dire? Le mie conclusioni non sono ottimiste. Per adesso, nonostante ci siano alcuni movimenti anti-UE in quasi ogni paese, non sono sufficienti. Per adesso siamo perdenti e stiamo sprecando tempo.

Pravda.eu, 3 dicembre 2006

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domenica 27 aprile 2008

Essenza di stato

dell'Abate Vella

Sia detto per inciso, non sono mai esistiti servizi segreti deviati in Italia. Mai! La favola dei servizi deviati è servita sempre a chi dava certi ordini per nascondersi dietro alla responsabilità di devianze inesistenti.
Nino Arconte, ex “gladiatore”



A vedere la foto sembra di ritorno da una settimana bianca a Saint Moritz, con il suo bel piumino di marca. Ed invece Giuseppe Salvatore Riina è appena uscito dal carcere. Per decorrenza dei termini di custodia cautelare. E lo fa lanciando anche un chiaro segnale e minacciando di rivolgersi alla corte europea dei diritti umani per chiedere un risarcimento. Ha capito a che porta deve bussare.

Nel frattempo a Gela un giudice, tal Edi Pinatto, ci impiega qualcosa come 8 anni a depositare le motivazioni della sentenza di condanna per alcuni mafiosi provocando la loro scarcerazione. Non contento, il CSM boccia la richiesta di sospensione del giudice avanzata dal guardasigilli: l'infame Pinatto continuerà a prendere uno stipendio pagato dai Siciliani. In un paese dove vi sia ancora un qualche barlume di civiltà probabilmente il giudice Pinatto verrebbe linciato in strada per una cosa del genere. Qui come minimo avrà una promozione.

Paolo Borsellino non riesce a capacitarsi dell'assoluzione del capitano Arcangioli (accusato della sparizione dell'agendina rossa di Borsellino) già in fase di udienza preliminare nonostante il gip avesse disposto la sua imputazione coatta. Ed anche noi non riusciamo a capacitarci, visto che esistono precise riprese televisive che incastrano l' Arcangioli.

Come se non bastasse pare che dodici boss siano tornati in libertà a Messina perchè le carte del processo di primo grado non sono arrivate in tempo!!!! Una serie agghiacciante di follie processuali, mediatiche e politiche così assurda da sembrare irreale. Eppure la maggior parte degli italiani continuano a pensare che la mafia sia una creatura tutta siciliana.

Di recente avevamo già lanciato l'allarme in occasione delle apologie mafiose trasmesse da tutte le reti nazionali (pubbliche e private) in più puntate e dedicate agli “eroi popolari” Riina e Provenzano (Il capo dei capi e L'attentatuni). Nessuno fuori dalla Sicilia ha rilevato l'incredibile realtà di questa Italia, dove oramai si inneggia apertamente alla mafia in ogni momento, nel chiaro tentativo di riportarla ai fasti di una volta.

E come mai Riina poteva tranquillamente gustarsi la trasmissione in diretta e le sue dichiarazioni potevano essere raccolte dai giornalisti malgrado il 41bis? Come mai nessuna indagine è stata svolta in proposito? Sul 41bis aleggia più di un sospetto. Non solo è stato permesso ai boss di avere figli in provetta mentre si trovano in carcere in maniera legale (per assicurare discendenza alla cosca?), ma in passato gli stessi boss hanno avuto la possibilità di procreare illegalmente (in maniera naturale?) MALGRADO IL REGIME DEL 41BIS!!!!

Forse siamo soli a combattere contro la mafia, noi Siciliani. Siamo i soli a morire per mano della mafia (lasciate perdere Dalla Chiesa, per carità! Poveri ingenui...) mentre una buona fetta d'Italia ci rema contro coadiuvata dai soliti ascari, coperta dallo scudo mass-mediatico di regime. La verità è che la mafia E' lo stesso stato italiano nella sua essenza più pura. Perchè senza la mafia e senza la repressione armata in Sicilia questo stato non sarebbe mai potuto esistere. E purtroppo c'è ancora qualcuno che vorrebbe salvarlo, questo stato.

Chiudiamo con il commento sconsolato di Piero Grasso (Siciliano, ovviamente...): “E' come svuotare il mare col canestro”. “Gutta cavat lapidem”, aggiungiamo noi.

Nota 9 Aprile 08, ore 21:30
Vogliamo capire per chi vota la mafia (o meglio, quello che resta della mafia)?
Leggete questo articolo. Il CSM deposita le motivazioni della mancata sospensione del giudice Pinatto. Con questa sentenza il CSM boccia una richiesta che era stata fatta dall'ex ministro Mastella (quindi la cosa va avanti già da qualche tempo). Il ministro Mastella, come detto altrove, aveva a suo tempo tradito il governo di centro-sinistra e tramava per la parte avversa (in questo caso attaccando il giudice ritardatario). Le motivazioni riportate nell'articolo dicono tra le righe abbastanza chiaramente che il giudice non viene sospeso perchè per il CSM egli ha fatto il suo dovere (cioè ostacolare la giustizia, oramai non devono più neanche nascondersi). D'altronde il CSM ha dichiarato che questo non era uno sgarbo nei confronti del guardasigilli, il che potrebbe anche essere vero. Potrebbe cioè essere una decisione politica, guarda caso a ridosso delle elezioni. Un segnale ben preciso.
Spero che non vi sia qualcuno ancora convinto che il CSM non sia schierato politicamente. E non credo ci sia bisogno di dire da che parte sia schierato: dalla parte della BCE.


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Un nuovo impero alle porte? (II parte)

di Meridio Siculo

Abbiamo parlato nella prima parte dedicata al “Nuovo Ordine Mondiale” della volontà imperiale delle oligarchie massonico-finanziarie che hanno sempre avuto il loro centro nevralgico nella City di Londra e importanti ramificazioni nel resto del pianeta.

Abbiamo anche accennato alle modalità usate da queste per raggiungere l’obbiettivo perseguito: distruggere economicamente gli stati nazionali per costringere i governi a cedere le loro sovranità.

Ma quando si è manifestato quest’ultimo rigurgito imperiale?

E come si è potuto affermare in maniera così decisiva?

Nel 1694 viene fondata la Banca d’Inghilterra ovvero la prima banca centrale (privata) del mondo. Con essa ha anche inizio la grande truffa del signoraggio che, ricordiamolo, consiste nel fabbricare il denaro a costo infimo e nel prestarlo allo stato e alla comunità al suo valore nominale. Le ingenti ricchezze ricavate da tale pratica danno il via a quel sistema di dominio economico, di corruzione politica e di controllo mediatico che permette a coloro che hanno il pallino della conquista globale di impadronirsi a basso costo delle risorse economiche del mondo e di condizionare i governi per ottenere una legislazione a loro favorevole.

Diceva Thomas Jefferson, nel 1776:

“Se gli Americani consentiranno mai a banche privati di emettere il proprio denaro, prima con l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.”

E Sir Josiah Stamp, direttore della Banca d’Inghilterra negli anni venti:

“L'attività bancaria fu fecondata con l'ingiustizia e nacque nel peccato. I banchieri posseggono il mondo. Toglieteglielo via lasciandogli il potere di creare denaro e con un colpo di penna creeranno abbastanza depositi per ricomprarselo. Toglieteglielo via in qualunque modo e tutti i grandi patrimoni come il mio scompariranno, ed è necessario che scompaiano affinché questo diventi un mondo migliore in cui vivere. Ma se preferite restare schiavi dei banchieri e pagare voi stessi il costo della vostra stessa schiavitù, lasciate che continuino a creare denaro.”

Nel 1763 col Trattato di Parigi, l’Inghilterra ottiene dalla Francia il Canada e tutte le terre ad est del Missisipi; ottiene pure molti territori dell’America centrale e si assicura, infine, il predominio in India..

Inizia così l’ “epopea” dell’Impero Britannico.

Un impero pronto a soggiogare i popoli sia con armi convenzionali che economiche, secondo un copione costantemente adeguato ai tempi e grazie anche all’apporto di manipolatori culturali, sedicenti scienziati, e al controllo dei più importanti mezzi di comunicazione.

Un impero le cui possibilità di successo e di durata sarebbero state garantite solo impedendo alle nazioni qualsiasi possibilità di sviluppo economico che potesse anche lontanamente mettere in pericolo i profitti del connubio bancario-industriale britannico, ovvero la gallina dalle uova d’oro che doveva arricchire smisuratamente la causa imperiale degli oligarchi.

Un impero che domina sin dall’inizio il mare e che per questo ostacola costantemente la realizzazione di infrastrutture viarie in Europa, in America e in Asia, specie quelle transcontinentali, perché consapevole che i trasporti e i commerci dei beni, soprattutto sulla lunga distanza, sarebbero potuti avvenire in maniera più efficiente per via terrestre.

Ogni centimetro di movimento merci compiuto per terra, grazie ai progressi della scienza e delle tecnologie, avrebbe potuto, infatti, significare per i territori interessati un aumento dei poteri produttivi della propria economia nazionale; mentre i trasporti marittimi, non coinvolgendo le popolazioni all’interno del territorio di uno stato, non ne avrebbero migliorato mai l’economia, ma sarebbero serviti solo a vessare i governi e a costringerli a subire i diktat economici dei potentati britannici.

Per questo gli americani combatterono la loro guerra d’indipendenza! Essi vollero, infatti, scrollarsi di dosso la soffocante signoria inglese che voleva relegarli al solo ruolo di fornitori di materie prime, impedendo loro qualsiasi attività industriale. E una volta liberi, dopo aver trasferito la sovranità monetaria allo stato, procedettero alla realizzazione di tutte quelle infrastrutture necessarie a sviluppare attorno ad esse quel grande tessuto produttivo che, protetto adeguatamente da misure doganali e da accordi commerciali, permise in poco tempo alla loro nazione di divenire la più potente economia del mondo.

Così pure la Germania di Bismarck volle sfidare l’Impero Britannico, non più con la guerra, ma con lo sviluppo economico derivante dalla costruzione di nuove infrastrutture e di un nuovo assetto giuridico del paese, grazie anche ai consigli dei circoli americani appartenenti alla tradizione di Lincoln;

e così anche la Russia con la costruzione della ferrovia Transiberiana.

In Italia, invece, Cavour e i suoi amici preferirono realizzare in piccolo quanto gli inglesi avevano fatto con le loro colonie e cioè una finta nazione in cui una parte di essa esercitava una vera e propria egemonia imperiale sulla parte rimanente.

Una delle armi più efficaci di cui si serve l’Impero per instaurare e mantenere il suo predominio nel mondo è quella della diffusione di una cultura funzionale ai suoi interessi. Una serie di personaggi più o meno qualificati, ma certamente ben remunerati, indossa le vesti di valenti studiosi e, grazie ad una sapiente e capillare campagna mediatica, riesce a creare un clima intellettuale e una mentalità “scientifica” fatta apposta per supportare e giustificare le scelte e i procedimenti delle oligarchie.

Tra i promotori di questa new-age del pensiero spiccano sin dall’inizio i nomi di un oscuro impiegato della Compagnia delle Indie, tale Adam Smith e di un agronomo chiamato Carles Darwin. Essi saranno quelli che influiranno più di tutti nella cultura economica e scientifica e nell’immaginario collettivo degli ultimi due secoli: il primo per le esortazioni fatte agli stati a non intervenire nella vita economica dei loro territori, ma a lasciar fare alle leggi della concorrenza e il secondo per le affermazioni a favore della lotta per la sopravvivenza del più forte.

In pratica, il primo sarebbe servito a spianare economicamente la strada del colonialismo imperialista, mentre il secondo a giustificarlo scientificamente!

Per un qualunque stato, infatti, il “non intervenire nell’economia del proprio territorio” avrebbe significato, secondo il pensiero dell’ “economista” Smith, la rinuncia alla potestà monetaria e la rinuncia a quegli investimenti infrastrutturali e a quelle misure di protezione atte a preparare il terreno economico e a preservare la produzione industriale. In ultima analisi, lo stato evrebbe dovuto rinunciare al compito di garantire il benessere della sua popolazione, consegnare il proprio destino nelle mani del predatore più forte e rassegnarsi a svolgere il ruolo marginale dello schiavo.

Dietro l’apparente ieraticità di siffatti “gentleman” continuava a celarsi tutta la violenza e la bramosia di una casta oligarchica che aspirava solo a dominare il mondo.



***
Il politologo e teorico dell'economia, nonché sedicente cattolico, Michael Novak in un suo intervento all’ONU nel 1981:

“Smith merita davvero di essere definito il padre dell’idea di sviluppo dell’economia internazionale”...Egli, poi, consiglia ai paesi in via di sviluppo di sottoporre le loro economie ai suoi dogmi.



La rivista dei banchieri USA Banker's Magazine, il 25 Agosto 1924:

“Il capitale deve proteggersi in ogni modo possibile con alleanze e legislazione. I debiti devono essere riscossi, le obbligazioni e i contratti ipotecari devono esser conclusi in anticipo e il più rapidamente possibile. Quando, mediante processi giuridici, le persone comuni perderanno le proprie case, diventeranno sempre più docili e saranno tenute a freno con più facilità attraverso il braccio forte del governo al potere, azionato da una forza centrale di ricchezza sotto il controllo di finanzieri di primo piano.
Questa verità è ben conosciuta tra i nostri uomini di spicco, adesso impegnati nel costituire un imperialismo del Capitale che governi il mondo.
Dividendo gli elettori attraverso il sistema dei partiti politici, possiamo fargli spendere le loro energie per lottare su questioni insignificanti. Di conseguenza, con un'azione prudente abbiamo la possibilità di assicurarci quello che è stato pianificato così bene e portato a termine con tanto successo.”



Da Citation from Tragedy and Hope – A History of the world in Our Time, by Carroll Quigley, GSG Associates, California 1966:

“Oltre a questi obiettivi pragmatici, i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro scopo più ampio, nientemeno che di creare un sistema mondiale di controllo finanziario, in mani private, capace di dominare il sistema politico di ciascun paese e l'economia del mondo nel suo insieme. Questo sistema doveva essere controllato in un modo feudalista da parte delle banche centrali del mondo che agiscono di concerto, attraverso accordi segreti cui si arrivava durante frequenti incontri e conferenze private. L'apice del sistema sarebbe stata la Bank for International Settlements (BIS) di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo delle banche centrali mondiali, esse stesse corporazioni private. Ogni banca centrale cercava di dominare il proprio governo tramite la sua capacità di controllare i prestiti al Tesoro, di manipolare i tassi di cambio della valuta estera, di influire sul livello delle attività economiche nazionali e di fare pressioni sui politici compiacenti tramite successive ricompense economiche nel mondo degli affari.”

(fine II parte)



Meridio Siculo, 22 aprile 2008

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sabato 19 aprile 2008

Il Papa all'ONU: te li dò io i dirittti umani

di Riccardo Cascioli


Con il discorso alle Nazioni Unite pronunciato il 18 aprile, il Papa ha ancora una volta spiazzato la maggior parte degli analisti. Era noto che avrebbe parlato di diritti umani, anche perché l’invito a parlare al Palazzo di Vetro coincideva proprio con il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Ma in molti si aspettavano che si soffermasse su sviluppo, ambiente, vita, famiglia, pace e così via. Argomenti che il Papa ha soltanto sfiorato, a titolo esemplificativo, andando invece al cuore del problema: cosa sono i diritti umani, qual è la loro radice, e qual è dunque il compito degli Stati.

Si tratta di un intervento che, pur nella morbidezza dei toni, è di una grande durezza e determinazione perché si tratta di una critica radicale al dibattito sui diritti umani così come viene condotto alle Nazioni Unite. La battaglia che le solite lobby e tanti governi (Unione Europea in testa) stanno conducendo oggi, ruota infatti intorno al tentativo di “ridefinire” i diritti umani legandoli ai contesti culturali, sociali e politici. E’ quello che accade con il tentativo di invocare un diritto universale all’aborto, e con il tentativo di considerare famiglia ogni genere di unione. Ma non solo: in Europa, ad esempio, aumentano le sentenze di tribunali che “giustificano” la violazione del nostro diritto in nome della cultura di provenienza degli immigrati islamici (vedi la poligamia e la violenza contro le donne). Ed è una visione che fa gioire anche la Cina e altri Paesi asiatici che hanno sempre invocato una propria, originale, concezione dei diritti umani a motivo della loro cultura (in realtà per giustificare l’oppressione dei propri popoli).

Il Papa ha spazzato via qualunque ambiguità al proposito: “I diritti umani sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà… Non solo i diritti sono universali, ma lo è anche la persona umana, soggetto di questi diritti”. Se si viene meno a questa concezione, ha detto il Papa, il risultato è il restringersi dei diritti umani, anche quando sembrerebbe che se ne voglia allargare l’ambito.
Il Papa è consapevole che alle Nazioni Unite sono rimasti ben pochi a sostenere che i diritti umani sono universali e fondati sulla legge naturale e – potremmo aggiungere – una spallata decisiva si sta portando sulla spinta dell’ideologia ecologista che pretende addirittura di cancellare la centralità dell’uomo quale criterio ultimo delle politiche globali (la Carta della Terra promulgata nel 2000 all’interno del sistema delle Nazioni Unite sostituisce i diritti dell’uomo con i diritti della comunità di vita, in cui uomini, animali e piante hanno gli stessi diritti).
Così il Papa chiama a "raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione (Universale dei diritti dell’uomo) e di comprometterne l’intima unità, così da facilitare un allontanamento dalla protezione della dignità umana per soddisfare semplici interessi, spesso interessi particolari”.

Da questo punto di vista colpisce anche l’insistenza di Benedetto XVI sulla differenza tra legalità (ovvero norme volute da chi detiene il potere) e giustizia (che non cambia ed è l’unica fonte dei diritti umani). Proprio su questa distinzione poggia l’istituto dell’obiezione di coscienza che, ad esempio, l’Unione Europea amerebbe limitare o addirittura cancellare (ci ha provato anche il governo italiano uscente). Tutto il resto – la libertà religiosa, il ruolo della scienza, il superamento delle ineguaglianze, il rispetto del Creato, la promozione della famiglia – è una conseguenza ed è importante andarsi a rileggere l’intero discorso del Papa per cogliere l’intima unità tra tutti gli aspetti che riguardano la persona umana.

Un’ultima notazione: i rappresentanti dei 192 Paesi che hanno ascoltato il discorso, hanno tributato al Papa una “standing ovation” di un minuto: sembrerebbe contraddittorio considerando che in nome dei propri governi, gran parte di quei rappresentanti lavorano ogni giorni nella direzione contraria a quella indicata dal Papa. Escludiamo che si sia trattato di un applauso di circostanza, era troppo partecipato e sincero. Rimangono due possibilità: la prima è che non abbiano capito in realtà cosa abbia detto il Papa, ma escluderemmo anche questa ipotesi; sia perché il discorso era molto chiaro e senza giri di parole sia perché chi non capisce al massimo resta in silenzio o applaude giusto per educazione. Sicuramente non dedica una “standing ovation”. C’è dunque una sola spiegazione plausibile: che abbiano cioè applaudito non in rappresentanza dei propri governi, ma come persone che si sono sentite “lette” nel cuore, nel loro desiderio personale di giustizia e di libertà; che si sono sentite valorizzate nella loro dignità di uomini. In altre parole: hanno applaudito come uomini, non come rappresentanti; in nome della giustizia, non della legalità.

il TIMONE, 19 aprile 2008

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domenica 13 aprile 2008

"Votare" per Maria

di Antonio Socci

Seguire le sue tracce nella storia e nella cronaca è sorprendente…
Vi parrà bizzarro, ma l’evento più interessante di questa campagna elettorale, per me, è accaduto domenica scorsa a Milano al Palasharp. Sebbene fossero presenti 25 mila persone nessuno ne ha dato notizia. In apparenza non c’entra con le elezioni, ma, come vedremo, non è così.

Quell’immensa folla è arrivata lì senza alcuna campagna pubblicitaria. Dalle 8.30 del mattino fino alle ore 21 hanno pregato, meditato, adorato, ascoltato testimonianze con il carismatico padre Jozo Zovko, che era parroco di Medjugorje all’inizio delle apparizioni della Madonna in quell’ormai celebre villaggio, nel giugno 1981 (il francescano fu poi arrestato dalla polizia comunista, torturato e detenuto per quasi due anni).

All’incontro – organizzato da “Mir I Dobro”, l’associazione di volontariato (nata a Varese) – erano presenti anche due dei sei veggenti: Ivan Dragicevic e Jakov Colo. Il primo ha ancora oggi le apparizioni quotidiane e puntualmente alle ore 18 la Madonna è arrivata, in un silenzio impressionante, nell’emozione generale. E’ rimasta circa 10 minuti a pregare con i presenti, specialmente sugli ammalati e sui sacerdoti. Poi, tramite Ivan, ha lasciato a tutti un messaggio: “Una madre prega per i suoi figli e io ho pregato mio Figlio per voi”

Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Silvia, una ragazza di 19 anni, che era gravemente malata (una paraplegia alle gambe). Andando in pellegrinaggio a Medjugorje a un certo punto, sulla collina delle apparizioni, è svenuta e si è poi risvegliata con un forte pianto e con tremore, scoprendosi guarita:” Sono guarita! Cammino!”

Sono fatti eccezionali, ma nient’affatto isolati. Padre Jozo nella sua meditazione ha invitato a seguire gli insegnamenti del Santo Padre anche per quando riguarda la tutela della famiglia (in vista delle prossime elezioni ha fatto una speciale “preghiera per l’Italia”). E ha citato Tony Blair, l’ex premier britannico, recentemente convertitosi al cattolicesimo. Si dà il caso infatti che Medjugorje c’entri (anche) con questa conversione. Non solo perché la moglie, cattolica da sempre, segue le apparizioni da tempo. Padre Jozo lo ha incontrato qualche anno fa. In Inghilterra c’è un vero sommovimento medjugorjano che ha al centro un personaggio molto influente, Robert Hutley, convertitosi a Medjugorje con la moglie. Questo è il terreno su cui è fiorita la conversione di Blair.

Proprio il 4 aprile scorso la “Repubblica” ha lanciato in prima pagina una conferenza dell’ex premier su “Fede e globalizzazione” tenuta il 3 aprile nella cattedrale di Westminster davanti a circa 1.600 persone. Blair ha sottolineato l’importanza della religione per il destino dell’umanità. E ha messo in guardia dal laicismo. Infine ha riferito di aver dato vita alla “Fondazione Tony Blair per la Fede” (Tony Blair Faith Foundation).

E’ immaginabile una cosa del genere per i leader politici italiani? Peraltro Blair – come ha rivelato The Guardian – è in corsa per diventare il Presidente dell’Unione europea (carica istituita l’anno scorso a Lisbona).

Anche di un’altra (controversa) conversione hanno recentemente parlato i giornali, quella dell’ultimo leader dell’Urss Mikhail Gorbacev sorpreso in preghiera nella basilica di Assisi. Pure lui ha avuto a che fare con Medjugorje. Ho già raccontato su queste colonne come è accaduto che, nell’ottobre 1987, il presidente Reagan si sia messo in contatto con la veggente Marija Pavlovic, due mesi prima della firma del Trattato di Washington con l’Urss, il primo per l’eliminazione delle armi nucleari che mise fine allo scontro sugli euromissili e fu preludio al crollo incruento dell’Urss. Ho riferito l’entusiasmo e la commozione di Reagan che si sentì spronato a proseguire sulla via del disarmo. Addirittura, con la moglie Nancy, decise di fare le preghiere e il digiuno chiesti dalla Madonna “Reagan volle che, fra i documenti da portare con sé ai colloqui con Gorbacev, ci fosse pure la mia lettera” racconta Marija. “So che lui ne parlò a Gorbacev e poi hanno firmato tutto. In seguito mi è arrivata una busta con la foto del presidente e il suo ringraziamento, scritto di suo pugno. E anche Gorbacev ha voluto quella mia lettera”.

La Madonna di Medjugorje deve averlo illuminato, se lo stesso Gorbacev nella storica visita in Vaticano del 1° dicembre 1989, nello studio privato di Giovanni Paolo II, si inginocchiò davanti a lui chiedendo perdono per i crimini del comunismo (il papa lo abbracciò). La clamorosa notizia fu rivelata la prima volta da suor Lucia, la veggente di Fatima e confermata da lei anche dopo la smentita dalla Sala stampa vaticana, il 2 marzo 1998. Pochi mesi fa ha confermato la notizia addirittura il Segretario di Stato vaticano, cardinal Bertone, in un suo libro. Nel mondo cattolico si diffonde la sensazione – esplicitata quattro mesi fa a Lourdes dal cardinale Ivan Dias - che in questa generazione la Madonna protegga in modo speciale la Chiesa e il mondo. E’ evidente proprio dalle sue apparizioni e dal grande pontificato mariano di Giovanni Paolo II.

Nei prossimi giorni Benedetto XVI andrà negli Stati Uniti. Parlare al popolo americano è un evento storico, come quando san Pietro venne a Roma, la capitale dell’Impero. Ma anche qui la strada di papa Ratzinger è stata preparata. Non solo dal predecessore. La presenza silenziosa e misteriosa di Maria lo ha preceduto già dentro la Casa Bianca dove il Papa incontrerà il presidente Bush. Infatti, racconta Marija Pavlovic, a margine della vicenda del 1987, “seppi che il Presidente Reagan aveva personalmente fatto comprare una statuina della Madonna, facendola portare alla Casa Bianca”. Era l’immagine della Madonna di Fatima. E di nuovo nulla appare casuale. Non solo per il legame fra Medjugorje e Fatima, ma anche per una notizia che è venuta alla luce solo di recente. E che riguarda proprio la Casa Bianca e Fatima.

Siamo nel 1959. Papa Giovanni XXIII legge il testo del “terzo segreto di Fatima” che per volere della Madonna doveva essere reso pubblico nel 1960. Contiene, come scopriremo nel 2000, il preannuncio di una immane catastrofe planetaria e di una grande prova per la Chiesa.

Papa Roncalli decide di segretarlo. L’11 ottobre 1962 apre il Concilio Vaticano II irridendo i “profeti di sventura” e affermando: “non siamo alla fine del mondo”. Anzi esaltò il “nuovo ordine di rapporti” mondiali che “volgono inaspettatamente” al meglio. Esattamente quattro giorni dopo il mondo precipita sull’orlo di una guerra nucleare mai vista. Il 14 ottobre infatti un aereo americano fotografa 162 testate nucleari sovietiche nell’isola di Cuba puntate sugli Stati Uniti. Il 15 le foto sono sul tavolo del presidente Kennedy che deve decidere cosa fare. Decise – anche su accorato invito del Papa - di non invadere e alla fine di trattare. Qualcuno dal Vaticano aveva fatto pervenire alla Casa Bianca una descrizione dello scenario apocalittico tracciato dalla Madonna a Fatima (ora si capisce perché doveva essere svelato nel 1960).

In una recentissima intervista Robert McNamara, segretario alla Difesa di Kennedy, ha riferito, con un moto di orrore, che nel 1992 “noi venimmo a sapere per la prima volta da ex ufficiali sovietici che loro erano pronti alla guerra nucleare nel caso di un’invasione americana di Cuba”. Il mondo dunque fu salvato dalla decisione di Kennedy di non invadere. Sarà un caso, ma Kennedy fu il primo (e unico) presidente americano di fede cattolica. Quindi più di chiunque altro era sensibile a un messaggio che arrivava dalla Santa Sede e dalla Madonna di Fatima. Fu provvidenziale che proprio in quel momento gli Stati Uniti avessero un presidente cattolico. Kennedy, era nato nel maggio 1917 (quando iniziarono le apparizioni di Fatima) ed ebbe la “nomination” per la Casa Bianca nel 1960: il 13 luglio. Lo stesso giorno in cui – anni prima – la Madonna consegnò ai tre pastorelli il Segreto. L’ennesimo caso?

Da “Libero”, 12 aprile 2008

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